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giovedì, 29 dicembre 2011 - 02:19
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Hiv felino

Trovata una possibile cura all'Aids dei gatti, ma diventano fluorescenti!

Le reazioni dell'Enpa
Foto tratta da ecologiae.com

Negli Stati Uniti, Eric Poeschla ha annunciato di avere prodotto tre gatti transgenici inserendo nel loro genoma il gene determinante resistenza al virus dell' immunodeficienza felina (Fiv) , più notoriamente chiamato come l'Aids dei gatti, e quello, estratto da una medusa, che produce fluorescenza. In soldoni, i mici "generati" sono sì resistenti allo Hiv felino, ma illuminati con una luce particolare risultano fluorescenti.

La notizia ha scatenato la reazione dell'ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) che ha diramato il seguente comunicato:

 

«Ieri il cane “ri-progettato” per brillare di verde quando esposto alle luce ultravioletta, oggi i gatti fluorescenti. E domani? Quale altra delizia degna di una piccola bottega degli orrori ci riserveranno i “Frankenstein” della ricerca scientifica?», questo il commento del direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, alla notizia dei mici transgenici “programmati” per studiare tra gli altri i meccanismi virali che stanno alla base di alcune patologie. «Cani, gatti, topi, cavie e tutti gli altri esemplari reclusi nei laboratori – prosegue Ferri – sono condannati a vivere una condizione doppiamente innaturale. Infatti, oltre ad essere “prodotti” artificialmente dall’uomo sono costretti a vivere la loro intera esistenza tra le quattro pareti di un laboratorio, sopportando atroci sofferenze.» Ma il problema non è soltanto di ordine etico, è anche di natura scientifica. «Sebbene le dichiarazioni dei padri del micio transgenico siano trionfalistiche, il vero punto debole della loro ricerca è la differenza sostanziale, e ineliminabile, tra il modello umano e quello animale – aggiunge il direttore scientifico dell’Enpa -. Del resto, se così non fosse che bisogno ci sarebbe di ripetere, spesso con esiti disastrosi, gli stessi esperimenti anche sui pazienti umani?» I progressi della scienza medica e della farmacopea possono essere garantiti con ben noti ed efficaci metodi sostitutivi quali, ad esempio, la tossicogenomica – vale a dire il metodo attraverso il quale viene misurato il livello di tossicità di qualunque sostanza ponendola a contatto con il Dna di una cellula –, i test in vitro o l’utilizzo di validissime simulazioni computerizzate. «A dispetto di ciò si continua a percorrere pedissequamente una vecchia strada perché, come affermano autorevoli scienziati, tra cui il biologo italiano Gianni Tamino, il tossicologo molecolare Claude Reiss, il presidente dell’associazione internazionale veterinari per i diritti degli animali, Andrew Knight, la sperimentazione animale serve ad alimentare i profitti delle multinazionali che la finanziano – conclude Ferri -. Peccato però che a pagare il conto siano i malati stessi che attendono una cura per numerose patologie alle quali la scienza medica, piegata sulla sperimentazione, non sa ancora dare una risposta.»

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