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Omaggio a Piero Buscaroli

Requiem per un Maestro. L'opinione di Paolo Sebastiani

Si è spento a 86 anni il grande musicologo
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Piero Buscaroli ci ha lasciato. Aveva 86 anni. A molti il nome non dirà nulla. Stiamo parlando di un pezzo da novanta che se ne va, tuttavia. Personaggio scomodo, spigoloso, litigioso, antipatico. Tra i più importanti storici della musica del novecento però; sicuramente il meno ruffiano nel panorama italiano.

Mi ha profondamente amareggiato vedere l’assoluto disinteresse che è stato riservato alla sua morte da parte delle principali testate giornalistiche, escluso Il Giornale che gli ha dedicato un articolo. Buscaroli era patrimonio intellettuale del nostro Paese, meritava il giusto tributo.

Autore delle monumentali, e forse definitive, biografie di Bach e di Beethoven nonché di La Morte di Mozart; tutte opere frutto di una vita di studi e di una penna un po' barocca, ma senz’altro originale. 

Com’è possibile che nessuno si sia accorto della sua dipartita, vi chiederete. Hanno tutti fatto finta di niente girando, semplicemente, la testa dall’altra parte. Perché Piero Buscaroli, oltre che musicologo, era anche un uomo con idee politiche chiare; non condivisibili probabilmente, ma erano le sue idee. Il fatto che si dichiarasse da sempre un “fascista deluso” e che nel suo libro, intitolato “Dalla Parte dei Vinti”, abbia detto senza mezzi termini come la pensava e da che parte stava (il titolo mi pare eloquente) non giustifica una damnatio memoriae generale. Buscaroli era un musicologo sopraffino, non un politico. 

Ricordarlo per l’impagabile contributo dato alla cultura italiana e per il prestigio che, sempre al nostro Paese, ha dato nel mondo grazie alle sue opere, non significava certo fare apologia di un fascista. Meglio far finta di nulla però, non si sa mai. Ci sono gli Stadio di cui parlare, hanno vinto il Festival di Sanremo. Quella sì che è musica, altro che Bach, Mozart o Beethoven.

A me interessa l’opera di Piero, non l’uomo. Non mi riguarda e non ci riguarda. Non sta a noi giudicare l’uomo.

Buscaroli stimava profondamente Ezra Pound, che aveva conosciuto anche personalmente. Lo scrittore statunitense era un assiduo frequentatore di Shakespeare and Company, la storica libreria parigina fondata nel 1919 da Sylvia Beach. Libreria che negli anni venti divenne luogo di incontro per scrittori quali Hemingway, Pound e James Joyce, e per questo è passata alla storia.

La libreria chiuse nel 1941 per l’occupazione tedesca e non riapri più. Sapete perché? Per l’uomo James Joyce. La Beach, infatti, era talmente innamorata dell’opera dello scrittore irlandese da dare fondo a tutte le proprie risorse economiche per sostenere Joyce e pubblicare le sue opere; l’Ulisse su tutte. James Joyce è un genio indiscusso e indiscutibile della letteratura mondiale. Ci ha lasciato dei capolavori assoluti. Come uomo non valeva nulla però. Algido, altezzoso, ingrato, convinto che tutto gli fosse dovuto; affetto da una forma di albagia da predestinazione quasi patologica. Non per questo, tuttavia, le sue opere perdono il loro valore letterario…

 

Paolo Sebastiani, avvocato (nessuno è perfetto!), accanito bibliofilo; ama la Storia, che approfondisce insieme a Winston, il suo bulldog inglese. Conduce Elzeviro, trasmissione in onda ogni lunedì alle ore 21 su TVR Più (Canale 13 Digitale Terrestre) e Black Baccara, in onda su Radio Rosa tutti i mercoledì alle ore 21.

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