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mercoledì, 19 dicembre 2012 - 13:34
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inchiesta

Credito Cooperativo Fiorentino, Verdini e Dell'Utri indagati per bancarotta fraudolenta

Si aggrava la posizione del coordinatore Pdl
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Da appropriazione indebita a bancarotta fraudolenta. Cambio di accusa, piu' pesante, quello deciso dalla procura di Firenze dopo due anni di indagini sul fallimento del Credito Cooperativo Fiorentino (Ccf) di Campi Bisenzio, banca di cui e' stato presidente per 20 anni l'on.Denis Verdini. Le indagini, ora chiuse, contano 75 indagati e per 43, tra cui Verdini, il sen.Marcello Dell'Utri, i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, cda, sindaci revisori, dirigenti della banca e consulenti, e' scattata l'accusa di bancarotta dopo che a novembre il tribunale di Firenze ha dichiarato lo stato di insolvenza dell'ex Ccf, commissariato da Bankitalia nel 2010 e poi liquidato quest'anno con cessione a ChiantiBanca. In queste ore i carabinieri del Ros stanno notificando l'avviso di conclusione delle indagini. Per la bancarotta gli inquirenti hanno ricostruito 34 casi di distrazione di denaro, tra il 2008 e il 2009, per complessivi 101 mln di euro: sono perlopiu' fidi concessi, secondo l'accusa, senza le necessarie garanzie, su proposta del direttore generale Piero Biagini, che e' tra gli indagati, e su concessione del cda della banca, autorizzato da Verdini e dagli altri organismi del Ccf. Una ventina gli episodi in cui sono state beneficiate societa', gli altri riguardano persone fisiche tra cui Dell'Utri, a cui sono andati 3,2 milioni di euro in varie operazioni nonostante, per l'accusa, le insufficienti garanzie e che fosse esposto personalmente col sistema bancario per 7 mln. C'e' anche la moglie di Verdini, Simonetta Fossombroni: per gli inquirenti avrebbe ricevuto senza garanzie un fido di 2,5 mln, dopo averne avuti altri 5 e senza che avesse venduto una villa di proprieta' come suggerito dalla stessa banca per abbattere l'indebitamento. Piu' consistenti, anche oltre i 10 mln di euro, i fidi concessi a societa' - alcune della galassia di Fusi - in difficolta' finanziaria e, per le norme creditizie, non piu' sostenibili dal sistema bancario. Per la procura alcune societa' avrebbero poggiato le loro richieste su operazioni immobiliari fittizie. Per 17 indagati, tra cui Verdini e gli organi della banca, piu' Fusi e Bartolomei e dirigenti delle loro societa', ipotizzata anche l'accusa di associazione a delinquere. Sempre a Verdini, a cda, revisori, e direttore generale contestato il reato di false comunicazioni sociali perche' nell'ultimo bilancio approvato, al 31 dicembre 2009 - prima del commissariamento di Bankitalia che ha portato alla liquidazione coatta amministrativa dell'ex Ccf -, l'accusa ritiene che abbiano indicato 74,5 milioni di crediti 'deteriorati' mentre l'importo reale sarebbe tra 125,8 e 175,5 milioni: cosi' si sarebbe determinato un utile di 1 milione 022.000 euro mentre in realta' c'era una perdita di 1.149.000. Altre accuse contestate a vario titolo sono ostacolo alle attivita' di vigilanza di Bankitalia, false informazioni al pubblico, mendacio bancario (contestato a Fusi e Bartolomei per procurare finanziamenti bancari alle loro societa', ma anche a Ettore e Serena Verdini per aver false informazioni date al Ccf per ottenere un credito di 3 mln utile a comprare una casa a Forte dei Marmi). Ancora il solo Verdini e' accusato di emissione di 23 fatture fittizie verso societa' e professionisti per oltre 2,2 mln, e con quattro imprenditori umbri e' accusato di violazione alla legge sul finanziamento ai partiti per contributi illeciti per diverse centinaia di migliaia di euro. Altri indagati devono rispondere con Verdini di truffa aggravata allo Stato per ottenere i fondi per l'editoria. ''Chiariro' punto per punto e smontero' l'intero castello accusatorio'', il commento di Verdini. ''La campagna elettorale - si legge in una nota dell'onorevole - e' miglior periodo per i soliti professionisti del sistema mediatico-giudiziario per distillare notizie e tenere alta l'attenzione su qualcuno''. ''Manca solo la richiesta di rinvio a giudizio - prosegue - ma arrivera' nei prossimi giorni, in piena competizione per le politiche. Di fronte a tale, poderoso, accanimento mediatico-giudiziario, si potrebbe davvero perdere la pazienza. Ma io sono contento perche' non dovro' piu' avere a che fare con fughe di notizie unilaterali e con aggressioni dalle quali non posso difendermi. Adesso finalmente la partita si sposta in un'aula di giustizia dove sono certo che potro' chiarire punto su punto, smontando l'intero castello accusatorio''.

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