Nel trambusto generale che sta vivendo la città di Firenze, alle 10 di questa mattina, tutto si è fermato per l'inaugurazione di un simbolo che va oltre il tempo e le ideologie più disparate. Un appunto per la memoria, un simbolo testimone di quella storia che non deve tornare mai più.
Presso il centro Ex3 a Gavinana, si sono aperte oggi le porte del Memoriale italiano di Auschwitz, opera d'arte contemporanea collocata nell'ex campo di sterminio e poi smantellata, che ha trovato una nuova location proprio davanti a piazza Gino Bartali.
Il Memoriale degli Italiani fu voluto, progettato e collocato, dall'Aned e da un gruppo di intellettuali tra i quali Primo Levi e gli architetti Belgiojoso, nel Blocco 21 del campo di Auschwitz.
Allestito ad Auschwitz nel 1979 e inaugurato nella primavera successiva, quest'opera trova posto a Firenze 40 anni dopo, al termine di una lunga vicenda che ne ha portato prima alla chiusura al pubblico e poi alla minaccia di smantellamento da parte della direzione del museo.
Il Memoriale all'ingresso presenta una targa scritta da Primo Levi in cui tra l'altro si legge: ‘Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai'.
Il Memoriale è costituito da una passerella lignea circondata da una spirale ad elica all'interno della quale il visitatore cammina come in un tunnel. La spirale è rivestita all'interno con una tela composta da 23 strisce dipinte da Pupino Samonà, seguendo la traccia del testo di Primo Levi, mentre dalla passerella sale la musica di Luigi Nono intitolata ‘Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz'.
Per completare l'opera, contemporaneamente alla presentazione del Memoriale sarà inaugurata anche una grande mostra che occuperà l'intero piano terreno. La mostra, dal titolo "Un filo ininterrotto. La memoria della deportazione e il Memoriale di Auschwitz", è stata interamente prodotta dall'Aned ed è stata realizzata per i contenuti da Elisa Guida e Bruno Maida e per l'allestimento da Alberico Belgiojoso. L'iniziativa ha ottenuto il patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e delle Università della Tuscia e di Torino.
Oggi l'installazione ‘rinasce' grazie a un complesso progetto che ha visto lavorare fianco a fianca Comune di Firenze, Regione, Ministero per i Beni e le attività culturali e la stessa Aned, proprietaria dell'opera, con il sostegno decisivo di organizzazioni come la Fondazione Cr Firenze, Firenze Fiera, Unicoop Firenze, Studio Belgiojoso, Cooperativa archeologia. K-Array, Tempo Reale.
L'Aned, infine, si è incaricata di progettare e realizzare una prima mostra sulla storia della memoria della deportazione italiana lungo i decenni, che ora è visibile al piano terra della struttura.
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