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discussione

Processo Magherini, la difesa della Croce Rossa: "Indagini vergognose. Assolvete i volontari, non hanno ucciso Riccardo"

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Immagine articolo - Il sito d'Italia

“Non tollero questa messa in scena con abbigliamenti particolari. Non siamo allo stadio, non è una gara, stiamo solo cercando faticosamente una verità, che sarà quella processuale e che non sarà la verità in assoluto. Chi ha abiti colorati esca fuori e si cambi”.

 

LO SFOGO - In un'aula 28 strapiena, la dr.ssa Barbara Bilosi, giudice del processo per la morte di Riccardo Magherini, ha aperto con queste parole l'udienza della discussione dei legali dei volontari della Croce Rossa imputati con quattro carabinieri di omicidio colposo, ma nessuno nel pubblico si è alzato. Né chi portava la maglia gialla tra gli amici di Riccardo Magherini, né chi aveva indosso la divisa rossa dei soccorritori. Nessuno era lì per esultare o tifare, ma per solidarietà; chi per un amico ucciso, chi per colleghi ingiustamente accusati.

 

ARRINGHE DIVERSE - Lo hanno spiegato anche gli avvocati dei volontari imputati nelle loro arringhe. Diverse fra loro. Ad iniziare dalla lunghezza degli interventi. Circa quaranta minuti l'avvocato Carlo Macari, che difende la volontaria Janeta Mitrea, quasi 4 ore per Massimiliano Manzo, legale di Claudia Matta e Maurizio Perini (deceduto nel corso del processo). Ma diversa anche nei contenuti.

Per il pm le posizioni processuali delle volontarie sono diverse. Janeta Mitrea va assolta per non aver commesso il fatto, cioè non aver partecipato al concorso della morte di Riccardo Magherini. Al contrario per la collega Matta, l'accusa ha chiesto 9 mesi di reclusione, con una richiesta di condanna al pari di quella dei carabinieri.

 

DISTANZA DA MAGHERINI - E l'avvocato Macari ha voluto tenere le distanze della sua assistita dal Magherini, forte della richiesta di assoluzione formulata dal pm, rappresentando una dinamica dei fatti basata sul dubbio. Per tutti, per i carabinieri e non solo per la sua volontaria. Se non un assist, un bel passaggio, alla difesa dei militari.

 

“NESSUNA CERTEZZA” - Macari ha detto che non c'è “nessuna certezza sulla morte dell'uomo”, ricordando alcuni passaggi delle dichiarazioni dei medici legali con “conclusioni che non concludono”. Ha spiegato la situazione di “uno scenario non sicuro” che non ha consentito l'intervento della sua assistita, sostenendo anche che “i carabinieri non erano sopra un cadavere” quando i volontari sono arrivati in San Frediano.

Cioè Magherini forse era in vita, e se era in vita allora si poneva in essere la necessità dell'intervento di soccorso. Quindi se era vivo perchè la sua volontaria non è intervenuta per curarlo? Sarebbe una domanda legittima. Non da giornalista, ma da pm.

 

IL DUBBIO - Cita più volte i periti della difesa dei carabinieri e quelli dell'accusa, mai i suoi, evocando in più occasioni l'excited delirium ma lasciando tutto al dubbio. Per tutti, ancora oggi dopo un anno di udienze e testimonianze, è il dubbio a prevalere. Per tutti.

 

L'AVVOCATO MANZO - Poche, invece, le perplessità dell'avvocato Massimiliano Manzo su quello che è successo quella notte. In quattro ore di un'affascinante arringa ha snocciolato verbali, testimonianze, telefonate, che hanno messo in luce invece responsabilità chiare dei carabinieri.

 

“INDAGINI VERGOGNOSE” - “Sono state fatte indagini vergognose”. Lo ha ripetuto duramente molte volte in aula spiegando come “ in sei ore hanno fatto quello che di solito si fa in sei mesi”. Il legale della volontaria ha parlato di “verità addomesticata” ricordando l'interrogatorio di due militari imputati alla sua assistita svolto cinque minuti dopo la morte di Riccardo Magherini e avvenuto proprio accanto al cadavere dell'uomo.

"Claudia Matta era lì per cercare di aiutare delle persone” ha detto Manzo chiedendo l'assoluzione della volontaria e di Maurizio Perini, il caposquadra Cri di quella notte e deceduto nel corso del processo, per il quale il pm Luigi Bocciolini ha chiesto il non luogo a procedere per estinzione del reato, suscitando la replica dispiaciuta del legale “l'anima di Maurizio purtroppo siede ancora sul banco degli imputati”.

 

ALTRI REATI QUELLA NOTTE - Manzo ha usato le parole dei testimoni, e mai quelle della volontaria, per scardinare tutti i punti oscuri di questo processo. Ha chiamato in causa le responsabilità di alcuni testimoni, con ipotesi di reato dal favoreggiamento personale alla falsa testimonianza, fino all'operatrice del 118 che “oggi senza motivo non siede qua con gli imputati”. Ha parlato più volte di un “tso che volevano fare a tutti i costi”, confermato e avvalorato dalle testimonianze di quella notte.

 

SELEZIONE DEI TESTIMONI - E sui testimoni, il legale della volontaria ha parlato di “selezione”. Lungo il passaggio in cui ha spiegato come dalle testimonianze di quella notte fosse stato “cancellato il nome di Matteo Torretti, che il caso ha voluto che vedesse calci e compressioni su Riccardo Magherini” e ha spiegato come il teste fosse stato “identificato a scopi punitivi” e poi “non è stato volutamente sentito".

 

“CALCI MENTRE ERA A TERRA AMMANETTATO” - I carabinieri hanno dato all'uomo “calci mentre era a terra ed era ammanettato”, sono rimasti a “ cavalcioni su di lui mentre non respirava più”. Il difensore della volontaria ricorda anche il passaggio sul trasporto della salma. “Quel cadavere è stato spostato per motivi di ordine pubblico e ce lo dice un medico” ha scandito rivolto verso il pubblico attento.

 

“MORTO PER STRADA” - Magherini “è morto per strada”, spiega Manzo elencando i dati scientifici dei suoi consulenti e del cardiologo che quella notte visitò l'uomo al pronto soccorso. Dal saturimetro che dava valore zero, alla pupilla dilatata, allo stato di immobilità e incoscienza, fino anche al respiro percepito dalla volontaria. "Agonico o pre agonico", secondo Martinelli, perito dei volontari.

 

LA SCENA DI SAN FREDIANO – Manzo ha poi spiegato l'arrivo dell'ambulanza sul posto. “Quando i volontari arrivarono in San Frediano se avessero visto un uomo a terra, senza sensi, da rianimare, non avrebbero creduto alla sua pericolosità. Invece, videro i carabinieri a cavalcioni su Riccardo Magherini per tenerlo bloccato come si fa con una persona pericoloso“.
E su questo punto, l'avvocato dei volontari Cri fa ascoltare una telefonata di Maurizio Perini. “Non ce lo fanno valutare, ha reagito male ai carabinieri, dicono che vogliono un medico per sedarlo” dirà l'uomo al telefono proprio in quegli istanti, dopo essere stato fermato all'arrivo dell'ambulanza in San Frediano proprio dal maresciallo dell'Arma.

 

“SDRAIATA PER RAGGIUNGERE LA BOCCA” - Poi la manovra di Claudia Matta spiegata con le parole di un testimone a pochi metri di distanza. “Questa persona si è inginocchiata dal lato – diciamo – penso della bocca di Riccardo con uno strumento che io non conosco e ha dovuto... mi ricordo che si è dovuta mettere a terra, si è prima inginocchiata, poi un po’ anche mezzo sdraiata per raggiungere penso la bocca con questo strumento, perché i Carabinieri non hanno assolutamente modificato la posizione che avevano”. Insomma sopra a contenere e pressare un uomo che non dava più segni di vita.

 

IMPOSSIBILE FARE IL GAS - E l'avvocato è chiarissimo quando spiega come cambiare la posizione di Magherini, come chiesto dalla volontaria, sarebbe stata l'unico gesto possibile per poter fare la valutazione Gas (guardo, ascolto, sento), il primo step delle manovre rianimatorie. E poi i colloqui tra i volontari e i carabinieri con la richiesta di togliere le manette. "No", la risposta secca dei militari che poi non trovavano più le chiavi, togliendole solo dopo l'inizio del massaggio cardiaco.

 

“CORSA A FARLO PASSARE PER MOSTRO“ - "Ci fu poi una corsa a far apparire Magherini come un mostro, uno pericoloso, mancava solo che gli mettessero in mano una pistola” ha detto in uno dei suoi passaggi nella lunga discussione. Non una battuta, ma la fotografia di una “verità processuale”. Manzo ha poi più volte parlato di Magherini chiamandolo "Riccardo". "Non lo conoscevo, ma la ricerca della verità ci ha avvicinato a Guido e Andrea (padre e fratello dell'uomo) e per questo lo sento vicino".

 

14 GIUGNO SENTENZA - Il 14 giugno toccherà ai legali dei carabinieri, Francesco Maresca e Riccardo Ragusa. Eventuali repliche e poi camera di consiglio con sentenza attesa per il pomeriggio.

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