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venerdì, 08 giugno 2012 - 08:46
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consiglio comunale

Il dopo Fantoni. Il rimpasto, i due professori e il fuoco amico

Renzi si difende dall'accusa di personalismo: "Le più grandi partite si giocano a Roma"
Immagine articolo - Il sito d'Italia

"Se il sindaco ha una visibilità nazionale non dovrebbe essere un problema per la città, anzi.  Alla critica mossa alla mia persona di utilizzare Firenze a fini personali rispondo con i cento luoghi". Così Matteo Renzi  in un lungo Consiglio Comunale dove il sindaco è eccezionalmente rimasto fino alla fine, replica alle esplicite accuse lanciate dall'ormai ex assessore al Bilancio e alla Casa Claudio Fantoni.

"Se il sindaco di Firenze si occupa della politica nazionale, non fa qualcosa di stravagante. Questa città, in assenza di un federalismo compiuto, è interamente connessa con il panorama nazionale" insiste Renzi.

Claudio Fantoni, l'ultimo in ordine di tempo ad abbandonare la Giunta, ha rassegnato le sue dimissioni due giorni fa con una lettera inviata ai giornali in cui Renzi è inequivocabilmenete il solo e unico bersaglio. La decisione, pare, sia arrivata senza preavviso, cogliendo tutti di sorpresa; ma le ragioni addotte dallo stesso Fantoni sono "amministrative e politiche". Scoppia il caso.

La pietra dello scandalo che ha segnato il punto di non ritorno tra i due sembra proprio essere stato il Patto di Stabilità ribattezzato dal sindaco Patto di stupidità. In nome dei crediti che aziende locali vantano sul Comune, Renzi ha più volte dichiarato apertamente di essere disposto a violarlo, contravvenendo di fatto a una legge europea.

Indiscrezioni di Palazzo descrivono un Fantoni molto preoccupato a far quadrare i conti e a tentare di convincere il sindaco a sospendere o annullare inaugurazioni di infrastrutture, per le quali si sarebbe dovuto attingere ai fondi del 2014 e sforare appunto il Patto con tutte le conseguenze del caso: blocco degli investimenti, dell'assunzione del personale e non ultimo pagamento di penali.

"Non si possono fermare i lavori già iniziati - insiste il sindaco -  in molti casi fermi alla progettazione".  e proprio a chi sostiene la tesi di un eccesso di protagonismo renziano che avrebbe portato a un’accellerazione e a una sovrabbondanza di opere in corso, Renzi risponde semplicemente che la teoria non sta in piedi visto che "ciò che viene fatto ora verrà visto nel 2015" .

Ma l'abbandono di Fantoni e i modi scelti sono un affondo grave per un primo cittadino con legittime ambizioni politiche e che per completare il cursus honorum ora più che mai  ha bisogno di un curriculum in ordine.

Ecco allora già pronti i due assi nella manica accompagnati da un mini rimpasto: l'economista Alessandro Petretto nominato al posto di Fantoni con delega al Bilancio e alle Partecipate e il filosofo Sergio Givone che prende la Cultura e Contemporaneità. La ricetta dei professori vince ancora. Le altre deleghe di Fantoni, Casa e Personale vengono distribuite rispettivamente a Stefania Saccardi e a Elisabetta Meucci.

"Il vero leader è quello che sceglie collaboratori più bravi di lui" prorompe Renzi in un eccesso di modestia.

Il sindaco confessa poi che la nomina di Givone alla Cultura, delega che dopo le dimissioni di Da Empoli aveva tenuto ad interim, è stata solo anticipata dagli eventi  "lo avrei fatto a settembre". 

 

Basterà il prestigio e l’indiscusso valore dei due professori a far dimenticare lo strappo?

“Sono contento che la nostra generazione sia stata così generosamente rivalutata” commenta ironicamente Valdo Spini colpevole secondo Renzi di eccessiva longevità politica.

Ancor più pungente la consigliera di maggioranza Stefania Collesei, appartenente al fronte cosiddetto di sinistra del Pd, che Renzi ha sempre mal digerito.  “Auguro ai nuovi assessori di arrivare in fondo”. Una Giunta, quella di Palazzo Vecchio, che la consigliera definisce senza mezzi termini “usa e getta”. L’allarme che ha lanciato Fantoni – prosegue  - non va sottovalutato, se c’è stata questa sofferenza significa che ci sono elementi di preoccupazione a cui non dobbiamo restare insensibili”. “Si alla partita di rivedere il Patto di Stabilità ma non sulla pelle della città. Un conto è alzare la voce all’interno dell’Anci, altro è dire Io non ci sto, perché l’azzardo non è personale".

Sulla stessa lunghezza Andrea Pugliese, il quale lancia il sospetto che alla base della scelta di Fantoni ci siano “decisioni diverse rispetto a quelle di venti giorni fa”, ovvero dall’approvazione del Bilancio di Previsione.

La più critica di tutte è poi la consigliera Tea Albini perennemente in polemica con il sindaco: “Ringrazio Fantoni che si è dimesso così ha consentito al sindaco di nominare due assessori che restituiscono pregio alla Giunta”.

“Vogliamo sapere da lei se la sua intenzione è quella di restare sindaco di Firenze- chiede Cecilia Pezza (Pd) a Renzi- . Ci piacerebbe che lei a Ballarò parlasse di Linea 2 e 3 della Tramvia. Non è vero che non ci sono i finanziamenti, la crisi è venuta dopo; le cose sono cambiate dopo che la Giunta ha deciso di modificare i tracciati”.

Massimo Fratini, presidente della Commissione Bilancio entra nel merito delle dimissioni di Fantoni e dice: “Preso atto che il Patto si è deciso di sforarlo, il problema è su cosa e le conseguenze che questo comporterà”. Queste secondo Fratini le divergenze reali tra sindaco e assessore sulle quali non si sarebbe neppure tentato il dialogo.

Sulle reali intenzioni di Matteo Renzi riguardo il suo futuro politico insiste anche il Pdl: “Ci dica cosa vuol fare da grande- chiede Marco Stella- : se decide di candidarsi, allora si deve dimettere e Firenze andrà a elezioni anticipate (al 2013 n.d.r.)”.   

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