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A riveder le stelle in piazza Santa Croce, intervista ad Aldo Cazzullo: "L'Italia è nata a Firenze"

lunedì 7 giugno debutto dello spettacolo teatrale dedicato a Dante Alighieri con lo scrittore e il musicista Piero Pelù
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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Intervista di Costanza Castiglioni - Lo spettacolo dal vivo riparte da Firenze con l'appuntamento imperdibile in piazza Santa Croce, lunedì 7 giugno ore 21, dove lo scrittore Aldo Cazzullo e il musicista Piero Pelù porteranno in scena A riveder le stelle, con una letture suggestiva e originale sul grande racconto dell'Italia nell'opera di Dante Alighieri. Una tappa di avvio che il comune di Firenze e l'Opera di Santa Croce hanno scelto di sostenere nell'ambito delle iniziative per l'anno dantesco. 

 

Abbiamo intervistato il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, firma del Corriere della Sera, e autore del libro "A riveder le stelle. Dante il poeta che inventò l'Italia", best seller da oltre 250mila copie vendute da cui è tratto l'omonimo spettacolo. 

 

 

Dante non ci ha dato soltanto una lingua, ma ci ha dato soprattutto un'idea di noi stessi e del nostro paese. Cosa penserebbe oggi di questa Italia?

"Dante è il primo a parlare all'Italia, di BelPaese e a darci un'idea di noi stessi. Per Dante l'Italia aveva una missione, conciliare la tradizione classica con quella cristiana e dall'incontro tra la classicità ed il cristianesimo nasce l'umanesimo e tutto questo nasce a Firenze. Per questo penso che Firenze sia la patria morale. L'Italia non è nata dalla guerra, dalla politica ma è nata dalla bellezza e dalla cultura. E' nata dagli affreschi di Giotto, dai versi di Dante o dal Rinascimento. Quindi l'Italia è nata a Firenze. Per Dante l'Italia non era uno Stato ma un'Idea, patrimonio di cultura e di bellezza e tutti i grandi italiani hanno trovato l'idea di Italia in Dante. Raffaello che ritrae Dante due volte nella stessa stanza in Vaticano, fino a Leopardi, Foscolo, Manzoni che viene a sciacquare i panni in Arno, prima ancora Petrarca, Boccaccio".

 

 

Quanto è attuale la Divina Commedia?

"E' attuale, perchè intanto, papa Francesco ha definito Dante non solo un poeta ma un profeta, Dante ha ante visto cose che poi sono accadute. Ad esempio manda, il papa del suo tempo, all'inferno perchè per Dante la figura del papa doveva essere un'autorità spirituale e non un sovrano assoluto ed oggi il papa è un'autorità spirituale.

Ai suoi tempi Firenze era più grande di Parigi, aveva il triplo degli abitanti di Roma, era un pò la Manhattan dell'epoca, era già nato il sistema bancario, e Dante ne aveva già visto le degenerazioni, e poi Dante è eterno perchè l'amore e i sentimenti che lui canta sono eterni e sono eterni anche i peccati dell'uomo, se tu pensi a “amor che nullo amato amar perdona”, è un verso immortale come “ci vorrebbe un'amico” di Antonello Venditti o come Serenata Rap di Jovanotti e naturalmente ispirerà le canzoni di Piero Pelù, perchè Piero oltre a recitare Dante, canta anche in uno spettacolo che sarà multimediale, nel racconto, nei versi di Dante, nelle musiche, le immagini, è un impatto emotivo molto forte, abbiamo fatto le prove al Teatro Puccini in questi giorni, viene veramente benissimo e Piero è davvero bravissimo".

 

 

Ecco proprio a questo riguardo, A riveder le stelle sarà un racconto teatrale che, proprio come la Divina Commedia, avrà due guide, lei e Piero Pelù! Chi è Dante e chi Virgilio?

"Piero scherzosamente dice che lui è Dante ed io Virgilio, ovviamente questo è un gioco, siamo tutti dei nanerottoli alle spalle dei giganti, però diciamo che io racconto e Piero legge. Ma Piero non si limita a leggere, Piero diventa i personaggi della Divina Commedia, diventa Ulisse, diventa i diavoli di Dante e sembra proprio Commedia dell'arte. Tra l'altro leggerà anche la preghiera alla Vergine del paradiso, “Vergine Madre, figlia di tuo figlio” la più bella preghiera mai scritta.

Questo perchè Dante ha giocato su vari registri , il lirico ed il grottesco, il sublime ed il volgare. Machiavelli definiva il suo linguaggio “porco”, ostile in certi versi di Dante, perchè secondo lui aveva parlato male di Firenze, ma Dante ha usato anche parolacce perchè voleva raffigurare tutti gli aspetti dell'animo umano, da quelli sublimi a quelli più vergognosi. Dante si è occupato anche del Male, dell'Inferno, e l'interpretazione di Pelù restituisce anche quell'aspetto della poesia di Dante, l'attenzione a tutto ciò che è umano, anche alle cose più diaboliche e letali".

 

 

Come nasce l'incontro con Piero?

"Ci siamo conosciuti quindici anni fa in treno. Lui mi è sempre stato molto simpatico, allora l'ho abbordato in treno e siamo diventati amici. Poi, quando ho presentato “A riveder le stelle”, libro che ha raggiunto le 250.000 copie, e da cui è tratto lo spettacolo, lo abbiamo presentato a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, ed era una giornata drammatica, l'ultimo giorno di libertà, prima del lockdown. Piero è venuto a sentirmi e poi mi ha detto: “Se hai bisogno di un rocker che legga Dante, io ci sono” a quel punto ho pensato che nessuno meglio di un rocker potesse leggere Dante, e chi meglio di Piero Pelù. Uno che aveva scritto una canzone come Spirito Libero, Piero è un'artista coraggioso, sempre contro il potere, e anche contro le convenienze, perchè a volte essere contro il potere può anche essere conveniente. Mi ricordo la canzone di Piero “Il mio nome è mai più”, contro le guerre in Kosovo, ed era voluta da un governo di sinistra e appoggiato anche da un'opposizione di destra. Mi ricordo il suo impegno contro la violenza sulle donne, sull'ambiente, “Pic Nic all'Inferno”, la canzone che ha dedicato a Greta (Thumberg) e ovviamente ci sarà anche quella nello spettacolo. Poi come ti accennavo ci sono anche canzoni che abbiamo collegato noi con Dante, quando parliamo di Ulisse, e di questo viaggio fantastico oltre le colonne d'Ercole, oltre i confini del mondo conosciuto, da l'Isola che non c'è di Edoardo Bennato fino a Povera patria di Franco Battiato, è il testo di impegno civile più potente degli ultimi 50 anni secondo me e Piero ne da una versione quasi blues molto bella.."

 

 

Cosa si troveranno davanti emotivamente gli spettatori di Piazza Santa Croce?

"Allora, innanzitutto occorre dire che il luogo sacro della basilica ci ha spinto a non proiettare video e immagini che ci saranno invece in altre date perchè Santa Croce è Santa Croce. Ci saranno la musica, le canzoni, i versi e parole in un racconto ci circa un'ora e mezzo e secondo me l'impatto emotivo è molto forte, perchè il testo è la più bella poesia mai scritta e perchè poi cerchiamo di dimostrare come da Dante cominci tutto, comincia proprio l'idea dell'Italia, ed il primo che la fa vivere è Giotto, molto amico di Dante, che ritrae il volto in un affresco al Bargello, che è appena stato restaurato. Se tu vedi il campanile di Giotto, è un campanile ma è anche un'opera di architettura e di pittura, perchè dipinto e di scultura, perchè scolpito.

L'Italia è sempre stata, e Firenze in particolare, il software del mondo, il luogo in cui nascevano gli stili, il luogo in cui si pensava il mondo e la maniera di raffigurarlo; gotico giottesco, il rinascimento, il manierismo, il barocco, il rococò, il neoclassicismo. La cosa ha anche un'aspetto politico, infatti il messagio è che noi siamo piccoli ma continueremo a combattere a costo della vita per la nostra libertà e la nostra indipendenza, non ci arrenderemo mai e questo è sempre stato vero, da quando Firenze non si faceva schernire dagli assedianti, giocando il calcio in costume, alla resistenza, Firenze nel 1944 fu la prima città a liberarsi da sé dai fascisti. Io non sono fiorentino, Piero sì, però ritengo Firenze la patria morale di tutti gli italiani ed anche mia, per questo voglio cominciare da Firenze e dirò queste cose, anche perchè la Rai riprenderà tutto in una serata che poi andrà in onda su Rai3.. sarà una bella cosa".

 

Infatti chiudo questa bellissima intervista con una domanda molto pertinente. I fiorentini hanno potuto ascoltarla nel tempo in diverse presentazioni di libri ed eventi culturali. Il suo rapporto con Firenze, va oltre Dante, cosa la lega a questa città?

"Guardi io nei miei libri e nella mia attività ho sempre cercato di raccontare la vera identità italiana, partendo dalla premessa che noi italiani siamo più legati all'Italia di quello che siamo disposti a riconoscere, ci piace parlarne male, purtroppo spesso ce n'è motivo, però se ne parlano male gli stranieri ci arrabbiamo. L'Italia è come la mamma, e poi sono anche convinto che noi italiani ci assomigliamo tra di noi anche se poi un toscano ha diverse caratteristiche di un piemontese. Ecco riconosco in Firenze qualcosa che appartiene, in primo luogo ai fiorentini ma anche a tutti gli italiani, ovvero la lingua, il senso per la bellezza. L'Italia ancora prima di essere uno stato è stata un'idea, un patrimonio ideologico. Ma è anche fatta di attaccamento alla terra, della buona cucina, io ad esempio sono nipote di un macellaio e la carne che si mangia a Firenze è ancora più buona di quella piemontese".

 

E' un buongustaio allora?

"Lo posso dire, ad esempio sono molto amico di Torello Latini, che considero uno degli ultimi oste europei, costituisce la vera identità fiorentina. Sono molto legato anche a Fabio Picchi e a suo figlio Giulio, che si sono inventati non solo un locale, ma un vero quartiere, e nonostante abbia una nonna di Barolo e una di Barbaresco, sono pronto a riconoscere che i rossi toscani siano ancora meglio di quelli piemontesi. Poi in questi anni sono diventato amico del portiere dell'albergo, sono amico dei colleghi fiorentini, insomma è una città molto ricca, che ha l'unico problema di dover riportare un po' il fiorentino nelle piazze, perchè l'unico modo per resistere all'impoverimento ed al degrado dei rapporti umani, che va avanti da prima di questa pandemia, è riportare la gente nei luoghi di aggregazione dove i nostri padri e le nostre madri si ritrovavano prima dell'avvento di Amazon e del commercio elettronico, e noi daremo un piccolissimo contributo, una goccia nel mare, ma già ricominciare in piazza Santa Croce sarà una grande emozione. Abbiamo voluto cercare di recuperare il senso “di stare insieme”, perchè il bello di essere italiani è anche il calore umano no?! Non saremo perfettamente organizzati come i tedeschi o i giapponesi però questa voglia di comunità lo dobbiamo assolutamente salvare e riportare la gente nei centri storici è davvero importante".

 

Intervista di Costanza Castiglioni

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