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sabato, 30 marzo 2013 - 12:21
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Riforma Legge 1/2005

Ordine degli Architetti: "La Toscana rischia di diventare un museo"

Immagine articolo - Il sito d'Italia

“La Toscana rischia di diventare un territorio – museo. Lo sviluppo della nostra regione potrebbe stopparsi, frenando gli investimenti sia pubblici che privati”. Questo il quadro che secondo l'Ordine degli architetti della provincia di Firenze potrebbe delinearsi se diventasse operativa la bozza di riforma della Legge 1/2005 sul governo del territorio redatta dall'assessorato regionale all'urbanistica.

La revisione della Legge si presenta come una riforma sostanziale, tendente prevalentemente alla conservazione e gestione del territorio inteso come patrimonio comune. Gli architetti, schierati da sempre contro il consumo di suolo, condividono appieno il principio, ma temono che così come è stato formulato nella bozza “possa precludere il reale sviluppo del territorio, se non si traduce in un processo concreto di valorizzazione delle risorse”.

“Novità assoluta – spiega l'Ordine - è infatti la distinzione tra territorio rurale, praticamente intoccabile, e territorio urbano in cui le trasformazioni devono essere comunque estremamente controllate e giustificate, con grande preoccupazione per lo sviluppo degli investimenti sia pubblici che privati”. “Crediamo – proseguono gli architetti - che la seria conservazione non faccia rima con l’assenza di interventi, ma con una cultura del progetto diffusa, con la promozione e lo sviluppo della qualità dell’architettura”.

Il rischio, altrimenti, è quello “di trasformare tutta la Toscana in un territorio - museo, come è già avvenuto per Firenze. Ma estremizzando l'esempio - aggiungono – anche un museo oggi necessita di continue azioni che lo facciano esistere, vivere e rinnovare”. 

Gli architetti sono convinti che solo attraverso le trasformazioni si possano conservare i valori del territorio e agire per il suo sviluppo. “Quello che è necessario in questo momento storico – prosegue l'Ordine - è una formulazione chiara delle norme al di là delle scelte politiche, che consentano al nostro ruolo professionale di operare le trasformazioni del territorio nella certezza dell'ammissibilità, di procedure semplici e di tempi certi – elementi che hanno un peso discriminante per avviare e sviluppare un'attività edilizia - con il valore della qualità del progetto come faro da seguire”.

Per quanto riguarda nello specifico la città di Firenze, pare ancora problematica la definizione dei limiti tra città e campagna, soprattutto nelle situazioni di dispersione tipiche dell’area metropolitana fiorentina. “La bozza – spiegano gli architetti – non fa mai cenno a quest'area particolarmente complessa, che raccoglie un altissimo numero di abitanti e di importanti funzioni. Non spiega in che ambito saranno definitivi i suoi limiti e i suoi vincoli”.

Senza contare, più in generale, che il nuovo assetto dei rapporti tra Comuni e Regione, così come si prefigura nella bozza, potrebbe creare grandi incertezze sul piano procedurale, in relazione al coordinamento tra i diversi livelli territoriali e le interferenze con il Piano Paesaggistico. “A chi andranno chieste le autorizzazioni per gli interventi? Ai Comuni o alla Regione?”, si chiedono i professionisti. Preoccupati “dalla reale capacità di coniugare conservazione dei valori e sviluppo con un sistema di controlli che si allontana dal territorio (dai Comuni alla Regione)”.

Per gli architetti, infine, tarda a essere recepita la proposta di unificazione dei parametri urbanistici e dei regolamenti edilizi regionali, avanzata alla Regione ben tre anni fa dagli Ordini e dai Collegi della Toscana, da Inu e Anci. “Il nuovo testo – concludono – annuncia solo una riduzione dei tempi, da 180 a 90 giorni, entro i quali la Regione dovrà emanare il regolamento unico dopo l'approvazione della nuova bozza della Legge 1/2005. Temiamo di essere ancora lontani dall'auspicato utilizzo di un unico metodo dei parametri edilizi su tutto il territorio regionale”.

“Ci si augurava inoltre – concludono gli architetti - che fossero approfondite e migliorate le norme sulla partecipazione, per renderla davvero effettiva, efficace e responsabile, e sui delicati meccanismi della perequazione e della gestione dei crediti edilizi, elementi fondamentali per operare le trasformazioni tese alla realizzazione delle dotazioni pubbliche”.

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