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procura di firenze

Inchiesta Open, chiuse indagini con varie accuse. 11 indagati tra cui Renzi, Lotti, Boschi e Carrai

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

La procura di Firenze sta notificando in queste ore l'avviso di chiusura delle indagini nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità nei finanziamenti alla Fondazione Open, nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi.

 

Tra le 11 persone indagate figurano lo stesso leader di Italia Viva Matteo Renzi, l'ex ministra e attuale capogruppo di italia Viva alla Camera Maria Elena Boschi, l'ex minsitro e ora deputato Pd Luca Lotti, l'ex presidente della Fondazione Open Alberto Bianchi e l'imprenditore Marco Carrai.

 

Al senatore Renzi e i deputati Lotti e Boschi è contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti, dal momento che la procura, tramite il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto Antonino Nastasi, ritiene la Fondazione Open un'articolazione di partito. Agli altri indagati vengono contestati a vario titolo i reati di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, traffico di influenze.

 

Indagati anche Patrizio Donnini, Alfonso Toto, Riccardo Maestrelli, Carmine Ansalone, Giovanni Caruci, Pietro Di Lorenzo.

 

LE ACCUSE A RENZI - Al leader di Italia Viva Matteo Renzi viene contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti come direttore 'di fatto' della stessa fondazione. Stessa accusa è mossa all'ex presidente Alberto Bianchi e ai componenti del cda Bianchi, Marco Carrai, Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Per l'accusa, tra 2014 e 2018 nella cassa di Open, che avrebbe agito come articolazione di partito, sarebbero arrivati oltre 3,5 mln di euro in violazione del finanziamento pubblico ai partiti.

 

RENZI: "EMERGERA' VERITA'" - "La fine delle indagini sulla vicenda Open è realmente un'ottima notizia. Dopo due anni di incessanti indagini, perquisizioni giudicate illegittime dalla Cassazione, veline illegalmente passate ai giornali finisce il monologo dell'accusa. Finalmente arriva il momento in cui si passa dalla fogna giustizialista alla civiltà del dibattimento. E lì contano finalmente i fatti e il diritto. Alla fine di questa scandalosa storia emergerà la verità: non c'è nessun finanziamento illecito ai partiti perchè tutto è bonificato e tracciato". Lo afferma Matteo Renzi commentando in Senato la fine delle indagini sull'inchiesta Ope

 

LA POSIZIONE DI LOTTI - Secondo quanto riportato nell'avviso di conclusione indagini, il deputato Luca Lotti si sarebbe adoperato affinchè in Parlamento venissero approvate disposizioni normative favorevoli al concessionario autostradale Toto Costruzioni spa e per questo la procura di Firenze lo accusa di corruzione in concorso nell'inchiesta sulla fondazione Open.

 

Secondo il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto Antonino Nastasi, titolari delle indagini, Lotti, all'epoca dei fatti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e segretario del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), avrebbe ottenuto in cambio di queste 'attenzioni' finanziamenti per la fondazione.

 

In particolare, come ricompensa per l'operato di Lotti, il gruppo Toto avrebbe versato all'allora presidente di Open, avvocato Alberto Bianchi, 800.000 euro a fronte di una prestazione professionale fittizia. Di questa somma, Bianchi avrebbe poi versato 200.000 euro alla Open e altri 200.000 al comitato per il Si' al referendum sulla riforma costituzionale.

 

Per quest'episodio oltre a Lotti sono accusati di corruzione Bianchi, l'imprenditore Patrizio Donnini e Alfonso Toto, quale referente della Toto Costruzioni. Sempre in relazione allo stesso episodio, a Toto viene contestato anche il reato di finanziamento illecito ai partiti.

 

Sia Alfonso Toto che Patrizio Donnini inoltre devono rispondere dell'accusa di traffico di influenze in concorso illecite: per l'accusa, Donnini, si sarebbe fatto pagare da Toto circa 1 milione di euro per una sua mediazione illecita con Luca Lotti. Il denaro, secondo la tesi dei pm, fu corrisposto attraverso Renexia spa (gruppo Toto) alla Immobil Green srl amministrata da Donnini. Quest'ultimo, accusato anche di autoriciclaggio, per mascherare la provenienza dei soldi, avrebbe impiegato parte delle somma ricevuta in due societa' attive nel settore del turismo e in acquisti immobiliari.

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