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il punto di christian campigli

Leopolda 8, la fiera della vanità è finita. Tanta gente e un rumoroso assente: l'autocritica

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Leopolda 8, la fiera della vanità è finita. Tanta gente e un rumoroso assente: l

di Christian Campigli - Un successo di pubblico, ben oltre le più rosee aspettative, l'ottava edizione della Leopolda, conclusasi da pochi minuti. Tanti uomini comuni, spesso in compagnia delle proprie mogli. Tanti simboli, persone che dopo un percorso travagliato sono riusciti ad emergere o a sconfiggere una malattia e tanta, tantissima demagogia.

 

Due i grandi assenti delle kermesse che ha lanciato Renzi nell'Olimpo della politica nazionale. Innanzitutto i giovani. Al di là dei ragazzi presenti sul palco (una mossa che si è rivelata un autentico boomerang per gli organizzatori) sono pochissimi gli under 30 avvistati tra il pubblico. Il partito del rottamatore, di quello che non vuol aspettare la fila, è diventato il punto di riferimento dei cinquantenni.

 

Che, sia ben chiaro, votano e pesano quanto i ventenni. Se non di più. Ma che nelle idee iniziali dell'ex premier non rappresentavano esattamente l'elettorato di riferimento sul quale fondare la propria scalata al potere. Ma soprattutto è completamente mancata l'autocritica. Perché, sia chiaro, ammettere una roboante sconfitta come quel 60 a 40 del referendum costituzionale non può essere definitiva autocritica. Ma solo presa di coscienza di un fatto. Meglio tardi che mai, indubbiamente.

 

Il vero problema sta nel non essere stato in grado di spiegare i motivi di quel tonfo. Perché il Pd è passato dal 40% delle europee a sondaggi interni che lo danno alle prossime tornate elettorali tra il 19 e il 22%? A sentire Renzi tutta la colpa della comunicazione, del non essere riusciti a trasmettere il proprio messaggio. Tutto qui.

 

Le ricette proposte erano invece inappuntabili. E giù la solita sviolinata di presunti successi, dai posti di lavoro aumentati (dimenticando casualmente la disoccupazione giovanile o l'abissale distanza tra tempi determinati e indeterminati) al dato più drammatico, ovvero che in un periodo di ripresa economica globale, l'Italia è ancora il fanalino di coda dell'Europa. Non un accenno alla disastrosa politica sull'immigrazione, non una presa di coscienza sui motivi, reali, della profonda spaccatura con una parte della sinistra.

 

Anzi, Renzi afferma, tra un tripudio di applausi, che il Pd è il primo gruppo parlamentare. In tutti i sondaggi. E due minuti dopo attacca Di Maio sulle fake news. La fiera del nulla, quel meraviglioso laboratorio di idee di otto anni fa è ormai diventato solo un luogo di ritrovo, nel quale andare per rendere omaggio alla propria icona. Per farsi vedere, per fare presenza.

 

Una rock star che dal palco esalta i suoi fan. La politica, quella vera, è altro. E Renzi, se si ferma un attimo e ascolta i veri amici e non solo gli yesman di cui si è circondato negli ultimi cinque anni, lo sa benissimo. 

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