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Costretta a chiedere elemosina

22enne rumena ridotta in schiavitù: in manette tre connazionali della vittima

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Nella giornata di ieri, la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Firenze, dr.ssa Anna D. Liguori, su richiesta del Pubblico Ministero dr.ssa Giuseppina Mione, nei confronti di due uomini e una donna - tutti di nazionalità rumena - accusati, in concorso tra loro, di aver ridotto in schiavitù una 22enne, loro connazionale e “moglie” di uno degli arrestati.

Le indagini della Squadra Mobile di Firenze, diretta da Giacinto Profazio, coordinate dalla Procura della Repubblica fiorentina, hanno consentito di accertare che la ragazza, arrivata in Italia l’estate scorsa, sarebbe stata minacciata e costretta, dal marito e dai parenti acquisiti, a mendicare per le strade e le piazze della città di Firenze.

Gli agenti della “Sezione Reati Contro la Persona” della Squadra Mobile hanno potuto ricostruire che la giovane donna, fin dal suo arrivo a Firenze, era stata costretta a chiedere l’elemosina ogni giorno, dalle otto del mattino alle quattro del pomeriggio, nei giorni feriali in prossimità di un semaforo di Piazza Dalmazia, mentre la domenica veniva fatta posizionare all’ingresso di una chiesa, sempre nella stessa zona.

Solo ad inizio anno, però, la ragazza, stanca delle continue angherie, minacce e violenze subite, ha trovato il coraggio di denunciare alla Polizia quanto subito nel corso di sette lunghi mesi, durante i quali, spesso, è stata anche picchiata dal connazionale al quale è legata secondo il tradizionale rito delle famiglie “Rom”.

Secondo quanto accertato dagli investigatori del dr. Alessando Ausenda, Responsabile della “Sezione Reati Contro la Persona” della Squadra Mobile, per obbligare la 22enne a chiedere soldi in strada, si sarebbero ripetute nel tempo una lunga serie di minacce rivolte anche verso i due figli piccoli della donna, rimasti nella loro terra natia e per i quali la madre cercava, spesso, di trattenere qualche risparmio, mentre gran parte dei proventi della sua “attività” - tra i 30 e i 70 euro giornalieri - sarebbero poi finiti nelle tasche del marito e dei parenti di quest’ultimo.

Al termine dell’inchiesta, sulla base dell’ordinanza di custodia cautelare, sono finiti in manette il marito 21enne della vittima, il suocero di 38 anni e la nonna acquisita di 60.

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