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Camorra, gli affari dei Casalesi in Toscana. 10 arresti

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

10 arresti e altre 15 misure di custodia cautelare nel corso di un'operazione condotta dai militari del Comando Provinciale di Firenze e dello Scico di Roma della Guardia di Finanza, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze.

 

Tra le misure disposte dal gip Federico Zampaoli, su richiesta del pm della Dda Giulio Monferini, ci sono quattro arresti in carcere, sei ai domiciliari e 15 misure di interdizione personale con divieto di svolgimento di tutte le attività inerenti l'esercizio di imprese ed il sequestro preventivo agli indagati di beni e disponibilità, anche per equivalente, per circa 8,3 milioni di eur. Gli indagati sono 34.

Nell'inchiesta sono finiti in carcere Antonio Esposito detto 'O suricillo', 48enne originario del Casertano ma residente nel Lucchese per diversi anni; Giuseppe Diana, detto 'Peppe o biondo', 35 anni del Casertano; Raffaele Diana, di 38 anni residente in Emilia ma originario di Caserta; e Guglielmo Di Mauro, detto 'O putecaro', 48enne di Napoli. Invece sono andati ai domiciliari Stefano Cicala, 33enne nato a Prato e residente a Lucca; Francesco Diana, 36enne residente nel Napoletano; Amedeo Laudante, 40enne del Casertano; Enrico Laudante, 40 anni di Caserta; Raffaele Napoletano detto 'O zuoppo', 44enne di Napoli; Stefano Ostento, 51enne originario della Puglia ma residente nel Pistoiese

 

I reati contestati sono l'associazione per delinquere, il riciclaggio, l'autoriciclaggio e il reimpiego, l'intestazione fittizia di beni, l'emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l'aggravante di cui all'art 416 bis - 1 c.p., per aver favorito l'associazione camorristica del clan dei "Casalesi". Oltre alle responsabilità penali delle persone fisiche, vengono contestati illeciti per fatti dipendenti da reato a 23 persone giuridiche. Le attività sono state eseguite nelle province di Firenze, Lucca, Pistoia, Treviso, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Roma, Isernia e Caserta, con la collaborazione dei Reparti del Corpo competenti per territorio e del Roan di Napoli.

 

Le indagini hanno riguardato numerosi investimenti immobiliari e commerciali effettuati nel 2016 nella provincia di Siena da due commercialisti campani, affiancati, tra gli altri, da un architetto fiorentino, originario del casertano, ritenuti contigui ad ambienti di criminalità organizzata che facevano riferimento al clan dei "Casalesi".

 

Gli approfondimenti e le investigazioni hanno permesso di rilevare che soggetti collegati al clan, attraverso molteplici società operanti nei settori immobiliari e commerciali, avevano reimpiegato ingenti disponibilità finanziarie di provenienza delittuosa in attività imprenditoriali ubicate anche sul territorio toscano.

 

Partendo dal flusso dei pagamenti relativi all'esecuzione dei lavori appaltati, le Fiamme Gialle hanno disvelato un complesso sistema di false fatturazioni posto a copertura di cospicui e continui bonifici in uscita dalle aziende di costruzione e disposti a vantaggio di società "cartiere".

 

I conti correnti di queste venivano poi svuotati attraverso un'organizzata squadra di "bancomattisti prelevatori", persone prossime alla soglia della povertà e alcune delle quali beneficiarie di reddito di cittadinanza (RdC, sostegno economico introdotto nel 2019) o di emergenza (REM, misura introdotta a seguito dell'emergenza epidemiologica), remunerate dal sodalizio con commissioni pari al 2 - 3% delle somme monetizzate. Nel dettaglio, è stato rilevato un sofisticato sistema fraudolento, fondato su diverse società, ritenute riconducibili agli indagati e formalmente gestite da prestanome, che hanno svolto diversi lavori edili sul territorio nazionale, operando perlopiù in subappalto.

 

L'esecuzione dei lavori e la successiva fatturazione da parte dei committenti dava corso ad una prima serie di fatture per operazioni inesistenti a favore di società di comodo che attestavano falsamente la collaborazione nei lavori.

 

L'ulteriore fase prevedeva altre fatturazioni per operazioni inesistenti a favore di altre "cartiere", i cui amministratori, anch'essi meri prestanome, operavano il prelievo di contanti delle somme di denaro a titolo di pagamento di prestazioni in realtà mai rese.

 

Dedotti i compensi ai prestanome, le somme prelevate finivano poi ai promotori dell'associazione a delinquere per essere successivamente riciclate attraverso investimenti immobiliari nelle province di Pistoia, Lucca, Modena, Roma, Isernia e Caserta. Nel corso dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, alcune delle attività imprenditoriali coinvolte nel sistema fraudolento hanno anche chiesto ed ottenuto contributi a fondo perduto previsti dal "Decreto Rilancio" e finanziamenti garanti dallo Stato ex "Decreto Liquidità"

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