E' domani sera alle 21 presso l'auditorium Stensen l'appuntamneto con “Ju Tarramutu” film- documentario di Paolo Pisanelli sul devastante terremoto che ha distrutto L’Aquila il 6 aprile di due anni fa e proprio in virtù di tale ricorrenza il documentario sarà proiettato in contemporanea in 40 sale italiane. Il regista Pisanelli è partito il giorno stesso del terremoto e ha filmato per 15 mesi, in presa diretta, il popolo aquilano in tutte le sue sfaccettature. “Ju Tarramutu” descrive la città più mediatizzata e mistificata d'Italia attraverso mille trasformazioni, intrecciando storie di persone, luoghi, cantieri, risate d’imprenditori «sciacalli» che hanno scatenato la protesta delle carriole, quando ormai il terremoto non faceva più notizia. “Ho filmato a lungo il territorio aquilano - spiega Pisanelli - e il mio interesse è rivolto alle radicali trasformazioni che sta subendo, alla 'sparizione' dei centri storici, tra abbandoni e demolizioni, all'idea di casa che ha dentro di sé ogni persona che ho incontrato. Alla violenza naturale del terremoto si è sovrapposta la voracità degli interessi, la velocità delle urbanizzazioni, l'impatto violento del Progetto C.A.S.E. che ha sconvolto senza pianificazione un territorio bellissimo. Nel tempo lo smarrimento degli abitanti è diventato rabbia, ribellione contro gli sprechi, le carenze organizzative, le speculazioni politiche ed economiche”. Il documentario è stato realizzato in collaborazione col Festival dei Popoli nel quale è stato presentato durante l'ultima edizione. Ma che Firenze si senta intimamente vicina all'Aquila lo ha dimostrato ancora una volta ieri in occasione della conferenza stampa presieduta dai rappresentanti dei gruppi consiliari della maggioranza di Palazzo Vecchio (Pd, gruppo Misto, IdV, Sel) e dagli aquilani residenti a Firenze per presentare la raccolta di firme per sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare per la ricostruzione de L’Aquila. Una legge di solidarietà nazionale, un esercizio di democrazia, nata dal lavoro dei comitati all’Aquila. "Una legge che non vuole essere una protesta ma una proposta" dicono Antonio Riga e Carlo Paravano, aquilani d'origine ma da tempo residenti nel capoluogo toscano. A Firenze sono state raccolte mille firme.“Si tratta – ha detto il capogruppo del Pd Francesco Bonifazi- di un' iniziativa popolare importante non solo per la ricostruzione della città stessa , ma che mette in luce i bisogni veri di questa popolazione e il comportamento del Governo. Down Town- ha aggiunto anche il presidente della commissione cultura Leonardo Bieber (Pd) è diventato qualcosa di definitivo invece che provvisorio, qualcosa che – ha spiegato Bonifazi- non aiuta la popolazione nel ritrovare un’identità che il terremoto ha spazzato via”. Questa legge nasce dalla necessità dei cittadini aquilani di gestire il post-terremoto con regole certe, di distinguerlo in modo netto dall'emergenza, terreno fertile per irregolarità e infiltrazioni malavitose, quindi evitare tutta una serie di ordinanze più o meno convenienti ed urgenti. Si parla di interventi e pianificazione, di previsioni normative per la ricostruzione degli immobili, sia privati che pubblici, artistici, nell’ottica della massima sicurezza antisismica, del risparmio energetico. “Di 650 attività esistenti ne hanno riaperte solo 20 – continuano Antonio Riga e Carlo Paravano, tra coloro che si stanno occupando della raccolta delle firme- quelle che dovevano essere sistemazioni provvisorie sono dei borghetti definitivi senza una logica urbanistica, la cosiddetta New Town" Ma i problemi purtroppo non si limitano a fattori urbanistici e strutturali; stando a uno studio realizzato, tra le altre, anche dall'Università di Firenze esplode il malessere sociale: per il 71% degli aquilani la 'comunità è morta assieme al terremoto', il 68% vorrebbe lasciare la propria abitazione, il 43% degli abitanti è in cura farmacologica, di questi il 66% sono donne”. Secondo il capogruppo Stefano di Puccio (Misto) "queste mille firme sono la testimonianza che abbiamo fatto tanto ma possiamo fare di più". Non un punto d'arrivo dunque ma di partenza, il cui obbiettivo è riportare la vivenda dell'Aquila all'attenzione del Paese. Il centro che è la vita di questa città è distrutta, e Firenze che condivide questa peculiarità, e forse proprio per questo, ha sposato da subito la causa aquilana e intende continuare a farlo.
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