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ACF Fiorentina

Vargas e i chili di troppo? - Sono fatti miei!

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Immagine articolo - Il sito d'Italia

Vargas come Raz Degan - ve la ricordate quella battuta micidiale nello spot dell´amaro "sono fatti miei" - l´epigono peruviano del bel tenebroso modello è però in una versione un tantino più tamarra e pasciuta. Insomma per Vargas non si tratta di spiegare il perché... il perché.... il perché... non beva un goccino di ammazzacaffè a fine pasto.

Si tratta invece di spiegare il perché... del pasto. Anzi dei pasti. "Ammetto di aver preso peso - ha detto Vargas in Perù come se qualcuno non se ne fosse accorto - ci sono molte ragioni per cui è accaduto, comunque sono problemi miei". Alla versione coatta del bel modello israeliano, il nostro Juan Manuel appunto, andrebbe viceversa spiegato che sono anche fatti nostri. O quantomeno fatti della Fiorentina: la società che gli versa mensilmente un lauto stipendio affinché giochi al pallone per i colori sociali viola nel migliore dei modi e nella forma fisica migliore possibile. Insomma se Vargas ha "problemi" seri riguardo al peso ne parli con un medico, ce n´è uno che la società stipendia proprio per questi casi, il dott. Manetti. Insomma si curi. Se invece, come malignamente sospettiamo (ci perdonerà colui che chiamano inspiegabilmente "Loco"), si tratta di darci dentro con panzerotti, tortellini e merendine, si limiti nella tavola e nell´arroganza. Evitando di eccedere nella prima tornerà ad essere un rispettabile professionista del pallone, evitando la seconda non irriterà un pubblico che ne ha già sopportato abbastanza le mattane (non è che se a uno gli garba farsi chiamare "grullo" poi con quella scusa può fare sempre il cavolo che gli pare). Insomma Juan Manuel dia retta, tornado con l´aeroplano dall´ennesimo viaggio in patria, respinga il "vassoio doppio" che la solerte hostess ormai sa di dovergli portare. Digiuni e mediti sui sui privilegi di giocatore di calcio. Di ricco e fortunatissimo cicciottello. Digiuni e mediti sul rispetto che deve a chi le consente una vita agiata, ben diversa - solo ad esempio - da quella di molti suoi connazionali emigrati in Italia, proprio a Firenze. A quei lavoratori, spesso chiassosi, colorati e focosi, ma sacrificati da una vita lontano da patria ed affetti. A quei lavoratori che non possono prendere un aere per tornare a casa ogni volta che gliene prende l´uzzolo. A quei lavoratori che dinanzi alle eventuali rimostranze sulle loro "prestazioni lavorative" mai verrebbe in mente quella sciocca risposta.

 

Fonte: Stefano Prizio - ViolaGol.com

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