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"Era viva. Provo sofferenza". La lettera di Riccardo Viti, il mostro di Ugnano

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Una lettera esclusiva inviata al nostro direttore Matteo Calì, e mostrata in anteprima a La Pancia su Rtv 38. E’ quella di Riccardo Viti, il mostro di Ugnano. 

 

L’idraulico fiorentino è stato condannato a 20 anni in via definitiva, dopo il processo con rito abbreviato, per l’omicidio volontario di Andrea Cristina Zamfr, la 25enne prostituta romena, uccisa barbaramente nel maggio 2014, sotto un cavalcavia a Firenze, dopo essere stata legata, come crocifissa, e penetrata con un manico di scopa. Un seriale, che aveva sfogato la sua ferocia su donne che si prostituivano. 

 

Oggi Viti è detenuto nel carcere di Sollicciano a Firenze e sta scontando la sua pena. 

 

LA PANCIA - CLICCA E GUARDA L'INCHIESTA 

 

Nella lettera, scritta a mano in questi giorni, l’idraulico di Rifredi parla dell’omicidio, dei suoi genitori e del periodo trascorso in carcere. Una pagina, su un foglio bianco, scritta in stampatello con penna blu, con alcuni errori grammaticali. 

 

“Ciao Matteo, ho ricevuto le sue lettere ma non ho risposto fino a adesso perché sono molto dispiaciuto per quello che è successo” scrive Viti, “perché sono responsabile di quella morte che non ho voluto”, prosegue, “ma di cui ripeto che mi sento profondamente responsabile”.

 

“Quando ho lasciato quella ragazza era viva e non pensavo potesse essere in pericolo di vita e quindi non pensavo all’epilogo che poi c’è stato”

 

Un passaggio, quello sull’omicidio della donna 25enne, che a distanza di tempo rimane coerente con la prima versione che Viti affidò agli investigatori al momento dell’arresto. Una sorta di inconsapevolezza colpevole che ha lasciato nell’uomo un apparente solco di dolore. 

 

“Provo sofferenza per la ragazza, i suoi figli e i miei genitori, che sono molto anziani e durano molta fatica tutte le settimane a venire a trovarmi e benché hanno un figlio così disgraziato, mi amano”. 

 

Un sentimento, quello dell’amore, che contrasta con una storia fatta di perversione, violenza e disprezzo della figura femminile. La posizione di superiorità, anche iconografica, di Viti nei confronti delle sue vittime, rende faticoso capire come un uomo possa provare sentimenti puri. Invece, l’amore per i suoi genitori è l’unica emozione che si percepisce da questa lettera. 

 

Infine, parla del tempo trascorso in carcere. “Per tenere la mente occupata anche in questa situazione non è facile, sto cercando di portare a termine lo studio della storia. Ho dato nove esami e sto preparando il decimo e spero di laurearmi. Saluti. In fede. Viti Riccardo.” 

 

Riccardo Viti in carcere sta mantenendo una buona condotta e tra qualche anno potrebbe accedere ai benefici di legge.

 

Il suo avvocato Francesco Stefani presenterà una richiesta di revisione del processo a carico dell’uomo, per uno degli episodi di violenza contestati contro una delle donne aggredite. 

 

LA LETTERA DI RICCARDO VITI

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LA PANCIA - RTV 38 ( dal minuto 1.11.00)

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