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Seconda Guerra mondiale

Deportati, giudici di Firenze condannano Germania a risarcimento

La corte d'appello di Firenze ha condannato la Germania a risarcire un ex deportato italiano per i danni subiti per essere stato durante la Seconda guerra mondiale
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Immagine articolo - Il sito d'Italia

La corte d'appello di Firenze ha condannato la Germania a risarcire un ex deportato italiano, Luigi Ferrini, oggi 85/enne, di Talla (Arezzo), per i danni subiti per essere stato durante la Seconda guerra mondiale internato in un campo a Khala e costretto a lavorare per l'industria bellica tedesca I giudici hanno quantificato il risarcimento in 30.000 euro con gli interessi al tasso annuale del 4% calcolati, sulla somma stessa, a partire dal 1 gennaio 1945, e condannato la Germania anche al pagamento delle spese processuali in favore di Ferrini. A rendere nota la sentenza è stato il legale dell'ex deportato, l'avvocato Joachim Lau. Passaggio fondamentale della sentenza, per Lau, è il riconoscimento della non prescrizione del diritto dell'ex deportato a chiedere i danni derivanti da crimini di guerra. L'avvocato ha quantificato in 109.000 euro complessivamente il risarcimento riconosciuto e ha spiegato che la sentenza è immediatamente esecutiva. "Siamo contenti per quanto è stato stabilito dalla corte" ha aggiunto Lau spiegando che, alla notizia della sentenza Ferrini gli ha detto: "Non avrei mai creduto che dopo tutti questi anni si arrivasse alla decisione". La causa era stata avviata nel 1998 e finora è passata attraverso cinque gradi di giudizio. Ferrini, che non era un partigiano, fu catturato dai tedeschi a Talla il 4 agosto 1944, quando aveva appena 18 anni, e deportato in Germania, in un campo di sterminio di Kahla, dove la Reimahg Werke e la Messerschmitt costruivano aeroplani, missili e altre armi da guerra. Nel campo, come scritto nell'atto di citazione, rimase fino al 20 aprile 1945 per essere poi trasferito nel sud est del paese con le cosiddette 'marce funebrì. Riuscì infine a tornare a Talla nell'agosto del '45. Tuttora soffre per una ferita riportata durante la prigionia. Nel 1998 la decisione di promuovere una causa civile contro la Germania, chiedendo i danni per la deportazione, le torture subite e il lavoro forzato, per complessivi 125.000 euro con interessi legali e rivalutazione. Il ricorso, bocciato in primo e secondo grado, approdò poi alla Suprema corte che, giudicando sul caso Ferrini, nel 2004 emise a sezioni unite una sentenza innovatrice stabilendo la giurisdizione del giudice italiano sulle cause di risarcimento promosse dagli ex internati contro la Germania, non riconoscendole l'immunità. Il tribunale di Arezzo nel 2007 aveva nuovamente dato torto a Ferrini, sentenza ora riformata dalla corte d'appello del capoluogo toscano. In particolare i giudici di secondo grado, ha spiegato il legale dell'uomo, partendo dal principio secondo il diritto internazionale consuetudinario,della imprescrittibilità dei crimini di guerra - tra i quali rientrano la deportazione e l'assoggettamento ai lavori forzati a cui fu sottoposto Ferrini - hanno ammesso la richiesta di risarcimento danni. Richiesta che invece era stata respinta dal tribunale di Arezzo in base proprio alla ritenuta prescrizione del diritto.

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