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Reddito di Cittadinanza, primo bilancio sul sostegno economico più amato dagli Italiani

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

E’ tempo di bilanci per il Reddito di Cittadinanza (RdC) con la ricerca effettuata dal Centro Studi Susini Group S.t.p., riconosciuto studio di Firenze, tra i più affermati a livello nazionale per la consulenza del lavoro.

 

Il Reddito di cittadinanza introdotto con DL 4/2019 come misura fondamentale di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, con decorrenza 01/04/2019. La ricerca è stata effettuata dal Centro Studi Susini Group S.t.p., del noto studio di consulenza di lavoro di Firenze. 

 

Si tratta di un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari, finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale. La durata prevista è pari a 18 mesi, rinnovabili.

 

Il sussidio, erogato mensilmente dall’INPS solo a disoccupati, inoccupati o lavoratori che hanno una situazione economica ISEE inferiore a una certa soglia, è indirizzato al nucleo familiare del richiedente in misura proporzionale ad entità e caratteristiche dello stesso.

 

Come riporta l’INPS stessa nel “Report trimestrale RdC aprile 2019/marzo 2022” di recente pubblicazione, i nuclei beneficiari di almeno una mensilità di RdC sono passati da 1,1 milioni (per un totale di 2,7 milioni di persone coinvolte) nel 2019, a 1,8 milioni (per un totale di quasi 4 milioni di persone coinvolte) nel 2021.

I valori relativi al solo primo trimestre 2022 (1,15 milioni di percettori per un totale di 2,6 milioni di persone coinvolte) confermano la crescita continua del fenomeno.

Lo staff di Susini Group s.t.p. vincitore del premio Le Fonti Awards 2021

Anche l’importo medio mensile erogato è un valore incrementato nel tempo: l’INPS parla di una crescita complessiva del 14%, passando da 492 euro erogati nell’anno 2019 a 559 euro erogati nei primi mesi del 2022.

 

Nell’analizzare il fenomeno generale, il Centro Studi Susini Group rileva che all’indubbio successo del sussidio in questione fanno da contraltare due problematiche di rilievo:

  • Innanzitutto è doveroso constatare che la sopracitata crescita esponenziale è stata seguita da un altrettanto radicale incremento degli illeciti in materia: se nel 2019 si stimano infatti 10.778 illeciti per un importo complessivo di € 969.450,68, nel 2020 gli illeciti sono 18.131 per un totale di € 5.614.247,80, mentre nel 2021 si parla di 156.822 illeciti per un totale (ancor parziale) di € 41.359.042,02.

  • In secondo luogo, la ratio del RcS sarebbe quella di una misura di sostegno a favore del cittadino che si impegni a seguire un preciso iter personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale, il cui monitoraggio dovrebbe essere a cura dell’ANPAL attraverso il tutoraggio organizzato dai Centri per l’Impiego, nell’ottica della più razionale delle politiche attive del lavoro. La triste realtà parla invece di importanti lacune organizzative in seno all’apparato pubblico, fenomeno amplificato anche dall’impatto della pandemia sul servizio degli uffici pubblici, con la peggiore delle conseguenze: la misura del RdC viene erogata ma nella maggior parte dei casi il reinserimento nel mondo del lavoro non avviene.

 

Sono inevitabili le considerazioni a corollario delle due problematiche sovraesposte:

  • La percezione è che la misura del RcS si sposi agevolmente con quella del lavoro “in nero”, in special modo nelle aree dove storicamente l’illecito è diffuso e i controlli latitano.

  • La seconda implicazione è ancor più rilevante: la pandemia e le relative problematiche sociali hanno modificato l’approccio al lavoro di una consistente fetta di Paese, che preferisce rimanere inattivo, quantomeno ufficialmente, rispetto a proposte di impiego stagionale nei settori del turismo in particolare dei multiservizi, a fronte delle cui retribuzioni il Reddito di Cittadinanza assume connotati assolutamente concorrenziali. Purtroppo quest’ultimo fenomeno è in atto e potrebbe avere conseguenze drammatiche proprio nei prossimi mesi, dal momento che molte strutture alberghiere e turistiche rischiano la chiusura o addirittura la mancata riapertura, proprio a causa delle difficoltà di reperimento di personale preposto alle attività stagionali.

 

In conclusione, se da una parte è anche comprensibile che la sopravvenuta concorrenzialità del RcS sia anche dovuta all’inadeguatezza delle condizioni lavorative a cui frequentemente si trova ad essere esposto il lavoratore subordinato, con tutte le possibili declinazioni negative di un ambiente di lavoro malsano, dall’altra parte è altrettanto innegabile il fatto che le lacune dell’ANPAL contribuiscono in modo letale a rendere il RcS uno strumento tutt’altro che virtuoso, con conseguenze drammatiche sull’intero sistema delle politiche attive, a meno di inversioni di rotta radicali, delle quali purtroppo non si intravedono segnali.

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