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il caso

Inchiesta stupro, il carabiniere al pm: "Era il mio capo, come facevo a dirgli di no?"

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Non un ordine, ma quasi. "Decideva tutto lui". Emergono i dettagli sul secondo interrogatorio del carabiniere scelto Pietro Costa, 32 anni, indagato per violenza sessuale, con un collega, dopo l'accusa di due studentesse americane a Firenze.

 

Il carabiniere, uscito in lacrime dalle oltre 2 ore di confronto con il magistrato, dopo aver ammesso di aver avuto un rapporto sessuale "consenziente" con una delle due studentesse americane, avrebbe scaricato le responsabilità sul collega, l'appuntato Marco Camuffo.

 

"Era il mio capo" avrebbe proseguito, come scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere, affiancato dal suo legale Andrea Gallori, e sostenendo di essere stato "coinvolto" da Camuffo e, quasi come obbedienza ad un ordine, avrebbe detto di "non aver potuto dire di no".

 

Costa avrebbe spiegato che tutto sarebbe nato dall'"invito" delle ragazze "a salire". E secondo il carabiniere il fatto che si fossero scambiati i numeri dimostrerebbe la volontà delle ragazze. "Non ci saremmo scambiati i numeri se le avessimo violentate?" ha detto il militare al magistrato. 

 

Questo, ovviamente, lo stabilirà la Procura della Repubblica, che dopo l'arrivo dei primi esami, attende l'esito della relazione dei consulenti, ma nel frattempo sarebbe intenzionata a chiedere l'incidente probatorio per cristallizzare le prove e le testimonianze delle due studentesse che vorrebbero fare rientro negli Usa al più presto.

 
 
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