"Spero che questo nuovo appello confermi la condanna di primo grado, quella arrivata prima che in appello venisse cancellato tutto. Martina non è caduta dal balcone per sua volontà, ma perché cercavano di farle fare qualcosa che non voleva fare. Spero in una condanna anche se ormai chi ruba una mela al supermercato ha una pena maggiore di chi ammazza una persona". Lo ha dichiarato stamani il padre di Martina, Bruno Rossi, insieme a sua moglie Franca, al suo arrivo al palazzo di giustizia di Firenze per assistere al processo di appello bis per la morte della figlia.
I FATTI - La notte tra il 2 e il 3 agosto del 2011, di ritorno da una serata in discoteca, Martina Rossi salì in camera dei due giovani di Castiglion Fibocchi perché nella sua le amiche erano in compagnia degli altri due ragazzi della comitiva di aretini e avevano formato due coppie. All'alba Martina precipitò dal balcone della stanza 609, quella dei due giovani aretini.
L'INCHIESTA - Dopo indagini in Spagna, dove il caso fu archiviato come suicidio, i genitori di Martina hanno lottato a lungo per far riaprire il caso. I due ragazzi sono stati rinviati a giudizio e poi condannati in primo grado, il 14 dicembre del 2018, a sei anni di reclusione dal tribunale di Arezzo per tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di altro reato.
Secondo la ricostruzione dell'accusa i due ragazzi avevano tentato di violentare Martina che, spaventata, era precipitata di sotto nel tentativo di superare la balaustra e scappare da un balcone all'altro, per sottrarsi alla violenza. La difesa dei due imputati, però, ha sempre contestato questa ricostruzione, attribuendo la caduta della 20enne a un suicidio o a un incidente.
LE SENTENZE - Il verdetto di primo grado è stato ribaltato una prima volta dalla Corte d'assise di appello di Firenze con la formula "perché il fatto non sussiste". Poi è arrivata la sentenza della Cassazione e il nuovo processo.
Il processo d'appello bis è stato disposto dalla sentenza con cui lo scorso 21 gennaio i giudici della terza sezione penale della Cassazione hanno annullato l'assoluzione che era stata emessa il 9 giugno del 2020 dalla Corte d'appello del capoluogo toscano nei confronti dei due 29enni di Castiglion Fibocchi (Arezzo), Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, chiamati a rispondere di tentata violenza sessuale di gruppo, reato che cadrebbe in prescrizione ad agosto.
L'altro capo d'imputazione per il quale erano finiti sotto processo, la morte come conseguenza di altro reato, era già stato prescritto prima del secondo grado di giudizio.
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