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Tra il 1968 e il 1985

Mostro di Firenze, vicini alla chiusura del caso, ma spuntano novità importanti su Pacciani

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Sembra si stia per chiudere uno dei capitoli più neri della storia del mostro di Firenze.

La procura ha richiesto l’archiviazione delle posizioni dei due indagati, Giampiero Vigilanti e Francesco Caccamo. Per la procura non ci sono prove sufficienti per formulare un’accusa valida nei loro confronti.

Nei confronti di Pietro Pacciani ci potrebbe essere un barlume di speranza. Sembrerebbe ci sia una falla sulla prova chiave che al tempo incastrò Pacciani. La prova che lo incastrò era il bossolo trovato all’interno del suo giardini, ma gli ultimi accertamenti dimostrano che una terza mano, coinvolta nel caso, avrebbe posizionato lì il bossolo.

A far inserire i nomi di Francesco Caccamo, 88enne di Mugello e Giampiero Vigilanti, 89enne di Prato, sarebbe stata l’amicizia in comune con Pietro Pacciani e il fatto curioso che entrambi gli uomini possedevano armi di marca Winchester compatibili con i proiettili usati per gli assassinii del caso del mostro di Firenze.

A chiedere di far riesaminare i casi furono le famiglie delle ultime due vittime: Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Come si legge dall’articolo di Thesocialpost.it che riporta le parole dell’Ansa, gli inquirenti dichiarano di avere a disposizione “un quadro indiziario fragile ed incerto, non certo suscettibile ad assurgere a dignità di prova, né tale da essere in alcun modo ulteriormente corroborato con ulteriore attività investigativa, tenuto anche conto del lungo tempo trascorso dai fatti”.

 

Il caso del “mostro di Firenze”

 

Tra il 1968 e il 1985, per ben 17 lunghi anni, in 8 paesini nelle campagne fiorentine, furono commessi otto duplici omicidi. Il modus operandi e l’arma dei delitti era quasi sempre lo stesso, tranne per due episodi. Tutte le vittime erano coppie giovani che si appartavano con la loro macchina in qualche stradina buia di campagna. In quattro omicidi su otto, il killer ha asportato le parti intime delle povere vittime.

La vicenda ebbe un forte impatto mediato in quanto si trattava del primo caso in Italia di omicidi seriali.

Nel tempo si ipotizzò che ci furono dei mandanti provenienti da sette esoteriche, ci furono tante ipotesi e molti probabili assassini che vennero poi assolti. Un caso lungo, macabro ed intricato che tutto’oggi non è stato chiuso e risolto.

La procura di Firenze ha avviato un’inchiesta che portò alla condanna in via definitiva di due uomini autori di 4 dei 8 duplici omicidi: Mario Vanni e Giancarlo Lotti, detti anche “compagni di merende”. Il terzo indagato, Pietro Pacciani, venne accusato di aver commesso 7 degli 8 duplici omicidi. Morì, però prima di essere sottoposto ad un nuovo processo.

 

Importanti novità sulla posizione di Pietro Pacciani

 

Ci sono grandi novità su Pietro Pacciani. Quando Pacciani morì nel 1998, stava per iniziare la seconda chiamata in appello a suo carico, ricordiamo che nel primo appello, Pietro Pacciani fu dichiarato innocente, dopo un primo grado concluso con una condanna.

Adesso ci sarebbero novità importanti sul suo caso riguardanti la pallottola trovata sul suo giardino che fu la prova principale a definirlo colpevole dei fatti. Sulla superficie dell’ogiva risulterebbero delle strisce dovute da sfregamento manuale e non da quello naturale che provoca il passaggio della pallottola all’interno dell’arma.

Il consulente della procura di Firenze, Paride Minervini, ha confermato il fatto che il proiettile non avrebbe mai potuto essere sparato in quanto non sarebbe mai venuto a contatto con un’arma.

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