di Christian Campigli - Dopo anni di ricerche, di sofferenze, di tentativi finalmente Matteo Renzi ha trovato la sua dimensione naturale, quella che lo rende visibilmente felice e che, va detto, gli riesce anche assai bene: il presentatore.
Nell'intervista che l'ex premier ha fatto a Paolo Bonolis (sì, avete letto bene, Renzi ha intervistato lo showman e non il contrario) l'impressione tra i numerosi giornalisti presenti alla Leopolda era la medesima.
Ovvero che l'uomo pronto a cambiare la sinistra abbia il fisic du role per diventare un big della televisione.
E' bravo, ha parlantina, non è il massimo della simpatia ma se evita di santificare se stesso e soprattutto riesce a mettere in un angolo il suo spropositato super ego può diventare realmente un grande protagonista del piccolo schermo.
E la politica? Beh di quella alla Leopolda davvero non c'è la minima traccia. Non esiste. Se ne parla poco e solo di rinterzo. Non si può più usare quel palco per raccontare quanto si è stati bravi con questa legge. O con quella riforma “aspettata da oltre cinquant'anni”.
Anzi. Per parlare di politica occorrerebbe citare “quegli altri”, il governo gialloverde. Farlo con argomenti. E non solo con slogan. Di temi volendo ce ne sarebbero a iosa. Ad iniziare dal consiglio dei ministri di oggi, quello che ha ufficializzato il rientro della crisi. Che ha raccontato agli italiani come lo scudo fiscale sia un peccato mortale, ma lo scudino (versione minidotata dello scudo) invece vada più che bene.
E poi Genova, i mille rinvii sul nome del commissario straordinario e sui tempi per la realizzazione del nuovo ponte, le patetiche gaffe di Toninelli. Nulla, la politica sembra non interessare alla Leopolda. Se ne parla solo un attimo, quando a Porta a Prato arriva l'ultimo, vero uomo di Stato che il Partito Democratico ha ancora nelle sue fila, Marco Minniti.
Circondato da almeno cento giornalisti, totalmente disinteressati al noiosissimo discorso di Ivan Scalfarotto, l'ex ministro degli interni risponde ad una sola domanda. Ufficializzando la propria intenzione, “almeno per adesso”, di non voler correre per la segreteria dei Dem.
Una parentesi politica, breve ma intensa. Come quel bacio dato dalla ragazza che hai corteggiato tutta l'estate un attimo prima di salutarti, per tornare in città. Una volta chiusa, si può tornare allo show, allo spettacolo, al cabaret.
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