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Le reazioni dopo il Referendum

Publiacqua: "Non siamo privati che lucrano sull'acqua"

"Occorre una norma nazionale che chiarisca presto cosa dobbiamo fare"
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Immagine articolo - Il sito d'Italia

“Dalla straordinaria partecipazione al voto e dalle clamorose percentuali dei sì è emerso un bel paradosso per le nostre aziende pubbliche, controllate dal sistema pubblico che decide tariffe e investimenti. Dopo appena dieci anni di vita e nonostante i grandi investimenti alle spalle, sono generalmente percepite come privati che lucrano sull’acqua. Niente di più falso, ma questo è il tema di oggi e del futuro e dobbiamo fare i conti anche con anni di mancata informazione, partecipazione e coinvolgimento dei cittadini nel sistema idrico”. Così il presidente di Publiacqua Erasmo D’Angelis commenta il risultato del referendum sulle pagine del portale dell'Azienda fiorentina.

“Gli italiani – continua - hanno bocciato sia un provvedimento del centrodestra, il 23 bis, che un provvedimento del centrosinistra, la remunerazione del capitale. Chiedono il ritorno alla fiscalità diretta dei Comuni e delle Regioni e alle risorse dello Stato previste nelle manovre finanziarie. Per noi molto concretamente si apre da oggi il problema di come garantire gli investimenti strategici per 740 milioni di euro per i prossimi 10 anni che i sindaci hanno programmato e ci hanno affidato per acquedotti, fognature e soprattutto depurazione, la vera emergenza sulla quale pendono sanzioni europee se non raggiungiamo gli obiettivi entro il 2015. Abbiamo cantieri aperti o in corso di apertura per centinaia di milioni di euro, lavori urgentissimi e non rinviabili in corso per ridurre inquinamento ambientale e migliorare il servizio, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è rischiare una lunga fase di incertezza normativa.  Occorre una norma nazionale che chiarisca presto cosa dobbiamo fare, quale bolletta dobbiamo inviare e soprattutto se da domani possiamo rivolgerci alla finanza pubblica della Cassa Depositi e Prestiti”.

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