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chiuse indagini

Artificiere morto in esplosione caserma Fadini, sette indagati. C'è anche l'ex Questore Intini

Lo scrivono alcuni quotidiani oggi in edicola
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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

L'artificiere della Polizia di Stato Giovanni Politi, 51 anni, morì carbonizzato il 25 febbraio 2018 nello scoppio alla caserma Fadini di Firenze, e in questi giorni la Procura di Firenze ha chiuso le indagini nei confronti di sette persone, tra cui l'ex Questore Alberto Intini. Lo scrivono alcuni quotidiani oggi in edicola.

 

Secondo quanto ricostruito nell'articolo de La Nazione, il pubblico ministero Fabio Di Vizio ritiene che l'ex Questore fosse "al vertice della piramide delle responsabilità che mancò «di effettuare una corretta valutazione del rischio» e di «elaborare adeguate misure di prevenzione e protezione".

 

Secondo quanto appreso dalla perizia, riporta ancora il quotidiano, la ricostruzione è stata affidata ad un perito balistico che ha descritto la dinamica del tragico evento.

 

"Politi, che aveva l’hobby del modellismo - scrive La Nazione - stava lavorando con la smerigliatrice e la morsa. Le scintille innescarono del materiale presente sul bancone da lavoro, l’esplosione che seguì proiettò l’artificiere verso il muro alle sue spalle. Fiamme e calore innescarono altro materiale pirotecnico accatastato nella stanza 55. Il fuoco raggiunse infine l’armadietto dove erano stipate altre «bombe»". Poi il tragico epilogo e la morte del poliziotto.

 

Secondo il pm Di Vizio però il materiale accatastato non doveva e non poteva stare quella stanza, per questo motivo sono stati iscritti nel registro degli indagati tutte quelle persone che hanno mancato di vigilare, da alcuni colleghi di Politi, il coordinatore del nucleo ed i responsabili del servizio di prevenzione e protezione della questura, "fino al dirigente dell’ufficio da cui dipendono gli artificieri e raggiunge appunto il questore dell’epoca".

 

"I sette indagati - spiega ancora La Nazione - ognuno nel proprio ruolo, con condotte colpose, avrebbero contribuito «in termini attivi e omettendo contegni e cautele prevenzionali doverose e con attitudine impeditiva dell’infortunio mortale», «a creare e comunque a favorire il mantenimento all’interno della stanza 55 dell’accumulo irregolare di materiali esplodenti, fuochi pirotecnici nautici, munizioni, polvere pirica e altri esplosivi»".

 

 

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